Feltrinelli Editore, traduzione di Yasmina Melaouah
Lapietà? Georges? Lo conosci, è il classico tipo che nelle confidenze ci sguazza, come i cani campagna nella fossa del letame. (Quel movimento elicoidale che li attorciglia tutti, dal muso alla coda!) Lui, uguale. E poi ne spande ovunque. Allora tanto vale entrare subito nella sua testa. Non è un’indiscrezione, è stato lui stesso quel giorno a raccontare tutto ai ragazzi. A cominciare dall’accuratezza con cui si è preparato per andare a prendere l’assegno. E i buoni motivi che aveva per non arrivare puntuale: Ho tutte le carte in mano, arrivo all’ora che mi va, becco i soldi e ce ne andiamo in vacanza, questo voleva far capire al gentile comitato: Ménestrier, Ritzman, Vercel e Gonzalés. Settimane passate a scegliere con cura il travestimento. Ariana, che ne dici di un paio di bermuda? Te la vedi la loro faccia, se mi presentassi in bermuda e infradito? E una canna da pesca? Tuc, muoviti a trovarmi una canna da pesca! Una di quelle robe stravecchie, magari di bambù, tipo Charlot, hai presente? Ah, immaginarli mente sono lì che fremono con quell’assegno che gli rode le budella, mentre lo aspettano nel silenzio tutto ori e stucchi del salone rimuginando l’opinione che avevano di lui, Georges Lapietà, ma tutti e quattro belli zitti e muti, visto che tutti e quattro ci stavano dentro fino al collo. Hai finito di agghindarti, Georges? Guarda che fai tardi. Ma è proprio questo il bello, Ariana. Ah! Il silenzio della loro attesa! Il tintinnio dei cucchiaini nella tazze dove lo zucchero non si decide a sciogliersi. L’andirivieni degli occhi fra l’orologio e la porta del salone. Le conversazioni che languono e lui che non arriva. Ariana, puoi chiedere a Ljuška di farci un altro cafferino? Aveva voluto che fossero presenti tutti e quattro. O questo o la conferenza stampa, che scegliessero. E perché non la conferenza stampa? Why not, in effetti? Ma perché in quel caso avrebbe reso nota pubblicamente la composizione dell’assegno!