L’omone occupò tutta la porta con le spalle. Al momento d’entrare s’era guardato a destra e a sinistra. Il locale si oscurò quando varcò la soglia.
– Dove lo poso? Buongiorno.
Portava, poggiata a un lato del collo, una sbarra di ghiaccio avvolta in una tela di iuta.
– Ciao Demetrio. Be’, posalo qui per il momento; bisogna prima spezzarlo. Va’ a prendere gli altri, che non se li succhi il sole.
Mauricio lo aiutò ad aprire la iuta. L’altro uscì di nuovo. Mauricio cercava il martello in tutti i cassetti. Demetrio rientrò con la seconda sbarra.
– Dove hai lasciato il furgoncino che non l’abbiamo sentito?
– All’ombra, no? Dove voleva che lo lasciassi?
– Già. Mi pareva strano. Hai portato anche le casse?
– Sì, due: una di birra e l’altra di gazosa. Non va bene?
– Sì che va bene. Va’ a prendere l’altra sbarra che si starà sciogliendo. Questo martello del diavolo! Faustina! Qui ti portan via le cose dai loro posti, e mai che si prendano il disturbo di rimetterle dove uno le tiene. Faustina!
Alzò la testa e se la vide davanti.
– Cosa vuoi? Sono qui. Mi basta che mi chiami una volta; non sono mica sorda.
– Vorrei sapere dove avete ficcato il martello, accidenti!
– Se era un palo ci sbattevi il muso! – Indicò gli scaffali:
– Guardalo lì.
– Ma guarda dove lo vanno a cacciare! Cosa ci stanno a fare i cassetti?
– Nient’altro?
– Nooo!
Andandosene, Faustina toccò Lucio sulla spalla, e con il pollice all’indietro indicò al marito:
– Hai capito, eh?
Lucio ammiccò e si strinse nelle spalle. Il camionista posò l’ultima sbarra di ghiaccio vicino alle altre.
– Non portare ancora le casse. Aiutami a rompere il ghiaccio, per favore.
Demetrio teneva ferma la sbarra mentre Mauricio l’andava spaccando a colpi di martello. Un frammento di ghiaccio schizzò su Lucio che lo guardò sciogliersi rapidamente sulla manica della giacca, fino a ridursi in una gocciolina.
(Traduzione di Raffaella Solmi)